Don Alfonso

Don Alfonso

Pasqua trascorsa in costiera, con visita al Don Alfonso compresa. Avevo già incontrato gli Iaccarino qui a Roma, ma certo che quando si gioca in casa, l’esperienza che regalano è tutta un’altra storia.
Tra l’altro, per i romani, da aprile ha anche aperto il Vivavoce presso il Gran Melià, con la cucina sempre curata da Alfonso e Ernesto, almeno nella fase di start up, dal loro staff nella fase successiva.

Solo dopo aver studiato, approfondito e rispettato la tradizione, si ha il diritto di metterla da parte, sempre però con la consapevolezza che le siamo debitori, per lo meno, d’aver contribuito a chiarirci le idee.
Naturalmente, se si resta ancorati al passato, la vita che continua diventa vita che si ferma ma, se ci serviamo della tradizione come d’un trampolino, è ovvio che salteremo assai più in alto
“.

Edoardo de Filippo

Il menù del Don Alfonso si apre con questa frase e il primo menù proposto, non a caso è intitolato “La tradizione” segue invece, il menù rivisitato e creativo “La degustazione”, composto da 8 portate che si alternano tra: quelle di nuova creazione, quelle di rivisitazione e 2 ricette storiche, un percorso completo, diciamo per non farsi mancare proprio nulla.

Per gli antipasti, abbiamo decretato la netta vittoria della “tradizione” sulla “rivisitazione” perchè in effetti la zeppola d’astice in agrodolce vinceva sulla ricciola affumica con farina di scorzette di credrangolo (a proposito… Ma che meraviglia sono i cedri e limoni di Sorrento? Ne vogliamo parlare?).

Per i primi piatti, in effetti, ha vinto la “rivisitazione” perché i nudi di ricotta con ristretto di cappone di mare sono una poesia. Dalla consistenza di quelle che si scioglie in bocca, con un ripieno di pescato del giorno che si alterna alla morbidezza della ricotta, con la sua carnosità, il tutto rinfrescato dalla scorza di limone e le ortiche.
La creazione geniale, invece dei: “baci” di pasta di calamari ripieni di pesce su leggero pesto al basilico, l’ho trovata davvero interessante se non altro per questa sfoglia di calamaro che mi rimarrà sempre la curiosità di poter replicare, anche se non ho la minima idea di come poterlo fare.

Per quello che riguarda i secondi, abbiamo provato sia due piatti di pesce (tonno al pistacchio e acqua pazza tradizionale), che il favoloso capretto lucano alle erbe fresche del mediterrano. Dirò la verità a suscitarmi grande emozione è stato quest’ultimo, sarà che avevo voglia io di questo tipo di carne visto che eravamo nel periodo Pasquale, ma il capretto è stato servito con 3 diverse salse e la delicatezza della carne era quasi commovente.

Dopo la selezione di formaggi passiamo, ormai davvero saturi, alla piccola pasticceria e soprattutto al “concerto di limoni” di cui già vi avevo parlato, che si è confrontato con la sfogliatella, del menù tradizionale, senza precedenti.

Il caffè, viene servito nelle ceramiche della zona, dai colori pastello smaglianti, che sembrano fatte per intonarsi al rosa delle pareti, alle uova variopinte usate come centrotavola. Il tocco femminile di Livia, nell’arredamento credo sia abbastanza evidente. 🙂

Per concludere direi però, che il menù “rivisitato” vince su quello della tradizione, per mio gusto eh!? 🙂 Poi c’è chi non la pensa come me ovviamente.

I vini bevuti, non li ho annotati e ora non li ricordo, trascrivo quello che a memoria mi viene:
Ca del bosco, Cuvée Prestige
A casa, Irpina Aglianico
Falanghina passito

A fine pranzo concludiamo con un giro nella cantina etrusca che si trova sotto il ristorante, tra la collezione personale di Iaccarino e le bottiglie in carta inutile dire che in quella cantina sono custodite bottiglie che noi umani non possiamo immaginare. Da vecchiassimi chateau d’yquem, a bottiglie che si narra siano appartenute e Cavour, per una collezione che copre praticamente tutto il mondo.

Don Alfonso
Corso Sant’Agata, 11/13
80064 Sant’Agata Sui Due Golfi, Napoli
+39 081/878.00.26

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