La Posta Vecchia

La Posta Vecchia

The Cesar è il nome del ristorante del Relais e Chateaux La Posta Vecchia. Località Palo, vicino Ladispoli, alle porte di Roma.
Finalmente sono riuscita a programmare la visita in questo incantevole posto, a qualche km dalla capitale.
Per raggiungerlo si percorre una piccola stradina che porta fuori Ladispoli, si passa tra gli alberi di un viottolo prevalente percoso da ciclisti e persone che fanno jogging e finalmente si arriva ad un cancello, si citofona e si entra nel parco della villa.

Un grandissimo giardino si apre davanti a noi, con tanto di orto, eliporto e grandissimi alberi tra cui palme e baobab. Viene quasi da chiedersi se si è davvero a Ladispoli…
All’interno della struttura sono custoditi alcuni resti di una villa romana risalente al II secolo a.C., con i quali è stato anche allestito un piccolo museo. Nei secoli la struttura è appartenuta prima gli Orsini e poi agli Odescalchi fino all’acquisto da parte di Jean Paul Getty che la restaurò e la trasformò in un albergo.


Superato il giardino, finalmente si arriva alla villa che affaccia sul mare, al tramonto si vedono le vicine luci di Fregene e Fiumicino accendersi e il mare diventare sempre più viola, mentre l’illuminazione calda della struttura fa il resto della magia. Proprio sulla terrazza che affaccia sul mare, c’è il ristorante, al quale si accede passando varie sale arredate in modo molto classico ed elegante.

Il ristorante, propone diversi menù degustazione, di cui uno tutto incentrato sulle specialità laziali, uno che si divide tra portate di carne e di pesce, ma tutto il tavolo all’unanimità, ha votato per il menù: “Lo chef e il mare” ovviamente tutto a base di pesce.

Si comincia con “Astice e foie gras con manioca e crema di cocco alla curcuma” e cacao. Il piatto più particolare e forse quello che ho apprezzato di più, i sapori erano ben calibrati, la persistenza del foie gras ben si abbiana ad una salsa speziata come quella alla curcuma e le briciole di fave di cacao creano un meraviglioso gioco di consistenze.

Della seconda portata “Seppie fondenti, sconcigli, crema di porri al nero e bottarga di Muggine” sono rimasta incantata dalla consistenza delle seppie, cotte in sottovuoto e arricchite da questi profumi di mare. Mai provati gli sconcigli prima di questo piatto, voi li conscevate? I murici.

I primi piatti sono stati: “Fagotti di crostacei e zenzero, calamari, vongole e bisque cremosa” e “Risotto, gamberi rossi, limone candito e timo” entrambi buoni, anche se per il risotto ammetto che ho trovato il limone candito e il gusto burroso troppo prevalente rispetto alla delicatezza dei gamberi rossi. Gusto personale ovviamente.

Un piccolo fuori programma che ci viene servito è il baccalà in olicottura con purea di ceci, davvero buono e a seguire “Branzino, scorzonere, taccole e salsa piccante alle arance” anche questo piatto molto interessante e la salsa piccante all’arancia si sposava molto bene con il piatto. Se vi state chiedendo cos’è lo scorzonere, non vi preoccupate ce lo siamo chiesto anche noi, è questo ortaggio qui.

Dopo un piccolo predessert a base di fragole e menta arriva la “Chiboust allo Champagne, albicocche alla lavanda e freddo di menta” la chiboust è servita con gelatina di cranberries, più di tutti però l’albicocca alla lavanda mi ha entusiasmato una crosticina zuccherosa di albicocca farcita da altra albicocca ma dalla consistenza più morbida, adagiata sopra un biscottino al burro, non so spiegare come si possa realizzare quella sorta di gelèe ma è sicuramente degna di nota.

Lo chef del Cesar, è Michelino Gioia, durante la nostra visita non c’era e abbiamo avuto modo di conosce il suo Sous chef, molto disponibile anche a rispondere alle nostre domande di foodblogger rompiscatole.

Il costo del menù degustazione è di 125 €, sono 6 portate con in più l’aperitivo, un piccolo fuori programma offerto dallo chef, predessert e piccola pasticceria. Piccolo omaggio gradito, la bottiglietta di olio dell’azienda agricola Il Cervo Rampante, degustato durante la serata.
Gli champagne sono piuttosto cari, come sempre d’altronde 🙂 la bottiglia di Henriot brut presa, superava i 100 €, nel complesso, per essere un locale ad una stella michelin qualche sbavatura poteva essere aggiustata: come il pane, si sa d’estate tende a seccarsi facilmente o la sommelier, diciamo, di poche parole. Sottigliezze sicuramente, o ingenuità, chiamiamole così ma che a certi livelli, si notano.

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