Pitta Tropeana e storie estive

Pitta Tropeana e storie estive

Pitta Tropeana

Ho messo in riga qualche pensiero, estivo, felice, spensierato.
Poi li ho legati gli uni agli altri.
Ho fatto dei mazzetti, come quelli che si fanno per la lavanda, per profumare l’armadio.
Li lascio lì, tra la mente ed il cuore.
Li lascio lì, a profumare il mio l’inverno, i mesi più densi di impegni, i momenti più difficili.
Sarà bello respirare il profumo di quei pensieri felici quando ne avrò bisogno, per cercare di portarmi lì con la testa, per far tornare il sereno anche quando ci saranno le nuvole nel cielo.

Questo voglio portarmi da questa estate in Calabria. Mazzetti da appendere che sanno di iodio, che ho respirato, lo so, mi farà bene.
Erano anni che non facevo tanti giorni di mare di seguito. Me li porto dentro. Questo il buon proposito di settembre da cui voglio ripartire.

In tanti in questo mese dell’anno fanno “ripartenze” aggiungono impegni, su impegni, su impegni. Io questa volta voglio farlo con calma, un impegno alla volta. Infatti con oggi rimetto le mani anche a queste pagine, peccato non avere carta e penna ma solo la tastiera, altrimenti mi sarei divertita a scegliere un bell’astuccio nuovo, con le penne colorate per sottolineare le parole chiave: “Calabria” “mare” e “felice”.


Quest’anno sono passata dallo Ionio al Tirreno, dalla provincia di Reggio Calabria a Tropea, dove forse abbiamo trascorso più tempo. Aggiungendo una tappa a Catanzaro e Lamezia, ogni anno scopro qualcosa di nuovo e di diverso.

Al livello gastronomico Tropea purtroppo è un pochino deludente. Non esistono di ristoranti di buon livello, forse ce n’è qualcuno in più a Pizzo, ma nella cittadina molti, molti locali sono solo turistici.
Più spesso qui abbiamo mangiato a casa, facendo una piccola spesa al mercato del sabato mattina e approfittando di pasti leggeri consumati in barca durante il giorno, senza troppo impegno.
Una cosa ho scoperto, che un ristorante da queste parti propone un particolare tipo di pane ripieno, ricorda il pane cunzato siciliano ma ha una forma e una diversa realizzazione. E’ la pitta, sembra una pagnottina e al suo interno ci sono tutti i profumi e i sapori dell’estate tropeana. Ovviamente si può personalizzare a piacimento aggiungendo ad esempio il tonno, o anche la provola. Io ho scelto di fare una versione vegana, più fresca e ed estiva.

Ho voluto replicarlo a casa, per farlo ho preso la ricetta di Sara Papa.


Cosa occorre per preparare la pitta tropeana

300 gr di farina
70 gr di acqua
6 gr di lievito di birra secco
5 gr di sale

Per il ripieno della pitta

200 gr di cipolle di Tropea
150 gr di pomodori
80 gr di olive verdi schiacciate
20 gr di olio extravergine di oliva
1 cucchiaino di origano
6/8 capperi dissalati
sale

Come preparare la pitta tropeana

Tagliare le cipolle, mescolare al pomodoro e a tutti gli altri ingredienti del ripieno tagliati.
Lasciare in frigo ad insaporire.

Setacciare la farina, unire il lievito, il sale e mescolare con l’acqua necessaria. Impastare fino a che non si ottiene un panetto morbido e liscio.

Ungere con l’olio una ciotola e lasciar lievitare la pasta, coperta con un canovaccio, fino al raddoppio del volume iniziale.

Rovesciare l’impasto su un piano, dividerlo in due parti uguali, stendere entrambe le parti in due dischi uguali come fossero pizzette.

Mettere il primo disco in una teglia di 20 cm di diametro rivestita con carta da forno.
Prendere la farcitura e con un cucchiaio iniziare ad aggiungere il ripieno. Mettere solo la parte più asciutta evitando l’eccesso di liquido.
Farcite con le olive, i pomodori a pezzi, il tonno, le cipolle, una spolverizzata di origano e un filo d’olio.

Coprire la farcitura con il secondo disco di pasta.

Infornare a forno statico a 200° C per 10 minuti, quindi abbassare la temperatura a 180 °C e lasciar cuocere per altri 30 minuti.

1