Imparare a riconoscere i profumi dei Colli Berici

Imparare a riconoscere i profumi dei Colli Berici

A chi no ghe piase el vin, che Dio ghe toga anca l’acua

Weekend all’insegna dell’enoturismo quello appena trascorso. Mi ha accolto un territorio che non conoscevo affatto: quello vicentino e dei colli Berici, una zona da scoprire e anche da assaggiare.
Vi ricordate qualche tempo fà: il contest organizzato dalle aziende Qualithos in collaborazione con Studiocru?
Si bravi proprio quello lì, in cui mi è stata offerta la possibilità di conoscere le aziende di questo gruppo, di vistarle e infine anche di assaggiare la cucina del territorio, ma di questo vi parlerò nella prossima puntata…

Iniziamo subito a parlare dei veri protagonisti di questi due giorni ne parlerò nell’ordine in cui li ho effettivamente incontrati.

In orario perfetto arriviamo da Dal Maso, l’unica azienda di cui avevo già provato il suo Tai rosso, l’impressione che mi ha fatto Nicola è di una persona, che vuol realizzare le cose con grande stile, inevitabilmente trasmette il suo atteggiamento positivo alla sua azienda e al suo vino. Sono 18 le proposte di Dal Maso e in tutta sincerità il Tai rosso non è il suo miglior prodotto, anche se essendo una vino molto gradevole è quello che, come mi spiegava, è tra i più venduti. Tuttavia il “Colpizzarda” è un rosso che merita delle attenzioni, anche se da femminuccia e amante dei vini dolci mi sono fatta ammaliare dal più intrigante Recioto bianco, Riva dei Perari.

Cosa mi ha colpito di Dal Maso:

Mai sentito parlare di Vino Santo Veneto?
Bè, nemmeno io prima, ma viene prodotto in zona Gambellara un vino di questa tipologia, unico del genere ad avere la denominazione Doc in Veneto. E’ senz’altro un interessante realtà, poco conosciuta rispetto al fratellone toscano. Aspetteremo il prossimo che produrrà Dal Maso sicuramente. 😉

Paolo e Gianna delle Pignole, sono instancabili e anche il sabato sono pieni di impegni, continuano a far vino senza perdere le vecchie e sane tradizioni: come la vendemmia fatta a mano, oppure un altro esempio: “Senza solforosa” dice Paolo. In merito a uno dei suoi ultimi vini, ma non vi posso dire quale tipo, dato che l’ho saputo in anteprima, abbiamo saputo che presto sarà prodotto totalmente biologico. Aspetteremo la bella novità. Assaggiato il suo Torengo 2007, e il suo Don Mario, dalle gradevoli bollicine.

Cosa mi ha colpito di le Pignole:

Mai sentito parlare di La Villa?
Per valorizzare tutti i prodotti del territorio, mettendosi insieme, come dire, l’unione fa la forza, Villa: Vicenza Luxury Label riunisce tanti piccoli produttori così insieme al vino c’è anche il formaggio di Burlina, il tartufo scorzone, il pane artigianale e il riso. Tante piccole realtà che il territorio offre e che per un “nuovo arrivato” è difficile riuscire a conoscere. Menomale che loro ci agevolano il compito.

Giovanni, Paolo e Stefano Brunello, sono la quarta generazione che si occupa della distilleria omonima: Fratelli Brunello. Il colore del rame, l’odore della distillazione sono due cose che mi resteranno impresse nella mente, come la storia di tre fratelli Brunello che fanno grappa artigianalmente con uno storico impianto, controllando minuziosamente la temperatura le vinacce e il vapore acqueo fanno il resto della magia, traformando in un ora circa il tutto in acqua vite. E’ un universo affascinante quello dei distillati, che non conosco affatto ma che dopo le dettagliate spiegazioni avute durante la visita, bè mi sembrava di aver un idea più precisa, Giovanni mi ha trasferito un pò della sua passione molto probabilmente.

Cosa mi ha colpito dei Fratelli Brunello:

Sapete che la grappa ha una testa un cuore e una coda?
La testa è la prima parte all’incirca un litro che viene fuori dall’alambicco, questa parte di distillato non viene utilizzata in quanto è di avvio per l’impianto, il cuore è la parte più importante quella che cioè viene utilizzata per essere bevuta e la coda viene di nuovo distillata invece, in quanto la temperatura scende e non si ha un prodotto

Grappa alla Ruta? 

In negozio conservano ancora la vecchia grappa della nonna Brunello, con all’interno le foglie di Ruta, dopo tanto tempo l’alcool le preserva verdi e leggere, la nonna Brunello la teneva vicino al letto per berne un piccolo goccio prima di dormire, che donna eh!? Ecco la storia dell’acqua Vitae, acqua di vita.

Lele di Piovene Porto Godi, dulcis in fundo di questi due giorni, nella splendida location di Toara di Villaga, da Thovara sinonimo di “terra buona”, la famiglia di Lele produce una bella gamma di vini, e realizza due tipi di Tai rosso, uno che fa il passaggio in legno e l’altro no. Tuttavia per quello che ho potuto provare mi sono piaciuti molto il Merlot “Fra i Broli” e il suo Cabernet vigneto “Pozzare” ottenuto con uve provenienti da vigneti di Cabernet Franc, Carmenère e Cabernet Sauvignon. Lele appassionato di fotografia e buona cucina (… e qui capite come siamo potuti subito andar d’accordo), ci ha accompagnato in giro per la villa in una domenica piovosa rischiarata però dai colori e dai profumi del suo vino.

Cosa mi ha colpito di Piovene:

Una delle sue barricaie si trova nella vecchia ghiacciaia utilizzata prima dall’intero paese, sembra che il tempo si sia fermato dell’antica Villa dei Conti Piovene,  vecchie stufe e micioni che sonnecchiano pigri al calduccio, paioli in rame e sorrisi confortanti della signora che lavora lì da ben 63 anni.

L’ospitalità che abbiamo trovato in questa zona è stata senza eguali a cominciare da Davide di Studio Cru e poi a seguire tutti gli altri sopra citati, in barba a chi dice che a nord sono “freddi” noi romani da loro abbiamo da imparare.

to be continued…

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