Parma, tra osterie e stellati, cosa vi consiglio

Parma, tra osterie e stellati, cosa vi consiglio

Parma, tra osterie e stellati, cosa vi consiglio

Quando penso a Parma ci sono un paio di cose che emergono subito nella mia mente!
Uno è lo spot pubblicitario, lo so ti fanno il lavaggio del cervello le immagini alla tv!, “sei di Parma se”, la pubblicità del prosciutto!
E poi subito mi viene da pensare al Palazzo della Pilotta perché dentro quel Teatro Farnese le vibrazioni erano così belle e calde che probabilmente è difficile che te le dimentichi una volta che ci sei entrato, così a seguire le piazze e quei campanili, il battistero rotondo e il teatro Verdi.
Passando poi per castelli ducali tutti nei dintorni! Insomma, immagini a cascata che alla fine delle considerazioni ti fanno dire, come sempre, che il nostro paese ha un patrimonio inestimabile da scoprire.

Delle giornate a Parma i piaceri scanditi dalle buone tavole non sono mancati, la proposta è davvero interessante e abbiamo mangiato più anolini in brodo in queste tre giornate che in tutti i giorni della mia vita! 🙂 Oltre a questo Parma è la patria del parmigiano e del prosciutto, della torta fritta e dei salumi.

Pertanto vorrei condividere con voi una mini guida (enogastronomica) su cosa vale la pena mangiare da queste parti.
Prime due dritte sono un paio di osterie, perché se si va a Parma la pasta fresca va apprezzata soprattutto nei luoghi dove la cucinano tradizionalmente e a tal proposito nel centro di Parma un osteria che merita, merita veramente è Osteria del 36, buona materia prima, gli anolini e i ravioli alle erette sono davvero superiori rispetto ad altri provati in giro, ma soprattutto una carta dei vini che vi fa venire voglia di prendere tutto! Una magnifica proposta bottiglie rare alcune introvabili a pezzi, dei prezzi assolutamente competitivi. Noi dopo la bottiglia di Barolo Massolino Vigna Rionda del 2008, siamo usciti particolarmente allegrotti!
Segue un altro posticino che invece non si trova a Parma ma verso Fornovo di Taro, il ristorante I Pifferi, un ambiente un po’ retrò con pasta sfoglia sottile, il migliori piatto sono stati ravioli ripieni di fonduta di parmigiano, notevoli! Il posto è molto semplice, un po’ retrò, sicuramente accogliente, sul vino in questo caso non si può pretendere molto ma ci si consola con la cucina corroborante ricca di piatti tradizionali.

Arriviamo adesso all’esperienza che ha reso veramente speciale il mio soggiorno qui: la cena da Inkiostro, questo ristorante non ha bisogno di troppe presentazioni immagino, siamo un pochino fuori dal centro di Parma, vi conviene avere un automobile per raggiungerlo perché non è facile dal centro arrivare qui a piedi.
Il ristorante si sviluppa all’interno di un edificio di un solo piano, con un giardino davanti, entrando sono i toni del nero e l’essenzialità a creare già da subito un impatto emotivo incentrato sulla pulizia e l’eccentricità, data dalla presenza di quadri di opere d’arte moderne appositamente collocate nelle sale.

Inkiostro, bisogna precisarlo, è il ristorante che ancora molti associano al nome di Terry Giacomello, lo chef che recentemente è andato via, in favore di Salvatore Morello, chef Catanzarese con esperienze di altissimo livello nella ristorazione.

Tutte le creazioni dello chef le ho trovate accomunate da una delicatezza e profonda eleganza, cosa che non mi sarei aspettata del tutto da una chef con origini calabresi, avrei pensato più a gusti decisi, vibranti e sferzanti, invece la maggior parte dei piatti che abbiamo assaggiato, quelli del menù degustazione proposto, sono stati minuziosi e giocati sulla raffinatezza.

Ad esempio l’entrèe si compone di: Carbonara vegetale con mousse di parmigiano reggiano, che si mangia al cucchiaio, un boccone che a me ha ricordato un po’ il concetto di Macaron ed è una: meringa di barbabietola e barbabietola marinata, servito insieme ad una tartelletta croccante con formaggio caprino, fichi e guacamole,  a al fiore sfogliato con farina di ceci, crema di funghi ed erbe essiccate, veramente buonissimo. Servito come se fosse un piccolo gelato il cannolo con mousse di aneto e caviale senape, è l’ultimo assaggio del benvenuto.

Il pane viene servito seguendo in diversi momenti del pasto, per accompagnare le varie preparazioni come: la ricciola, yuzu e kimchi, e lo storione, rapa, kombucha. Questi due antipasti  mescolano sentori affumicati, fermentati, floreali, il gusto di mare e la freschezza, la brezza di vento e la materia. Sono proprio queste preparazioni iniziali che mi hanno sicuramente richiamato l’idea esposta prima di raffinatezza e tecnica.

Piatto più rappresentativo forse della cucina di Salvatore Morello è il piccione, qui l’abbinamento tra carne di piccione e mais era davvero da sperimentare, un mix potente di terra e vegetale, dolce e sapido, contrasti armonici, un piatto che ti sorprende.

Golosi i dessert e la piccola pasticceria finale, fanno concludere con piacevolezza l’esperienza molto soddisfacente.

Da Parma a Polesine Parmense, mezz’ora di strada, per raggiungere il castello ducale dove c’è l’antica corte Pallavicina, qui i Fratelli Spigaroli producono Culatello di Zibello, affinato in grotta, sfruttando allevamenti di maialini neri della zona e questo clima umido e nebbioso tipico delle zone del Pò.


All’antica Corte Pallavicina è possibile alloggiare, visitare il museo, passeggiare lungo il fiume e mangiare culatello anche a colazione! 🙂
Ci sono due ristoranti nella struttura una è l’osteria, l’altro il ristorante vero e proprio.

All’osteria la proposta è più semplice, c’è proprio il signor Spigaroli che è lì ad affettare i suoi salumi e a servirli con il Lambrusco sempre dell’azienda.
Il Lambrusco, io non lo sapevo, tradizionalmente si serve in ciotole e non in bicchieri, proprio per questa particolarità del servizio i grandi bevitori si riconoscevano dal fatto che a volte avevano il pollice che si macchiava del viola del vino perché era facile che il loro dito si bagnasse con il liquido della ciotola.

Se avete in mente un giro in zona la sosta qui è decisamente consigliata, perché l’ambiente è davvero rilassante. Come tutte le dimore storiche, non sempre troverete tutti i comfort, ad esempio la suite nel torrione ha delle fessure alle pareti che lasciano entrare la luce al mattino e per chi ama dormire al buio non è di certo il massimo, ma sicuramente il fascino di dormire in un torrione come quello non ha eguali.

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