Un giro in Toscana

Un giro in Toscana

Approfittando delle vacanze di Pasqua, abbiamo organizzato una rapida fuga in Toscana. Le cose che avevo intenzione di fare e vedere all’inzio erano 1000MILA poi si sono drasticamente ridotte, per il tempo prima di tutto e per la necessità di riposarsi e prendersela comoda.
Fatto un salto a Impruneta per vedere il cotto, dopo non ci siamo persi Greve in Chianti per la parte enogastronomica. Rapida toccata e fuga e Firenze e poi di nuovo di ritorno.

La lavorazione del cotto in Toscana, oltre ad essere antichissima è anche parecchio affascinante. Dai? Vi sarete entusiasmati anche voi a vedere quella scena del film Ghost no?
Sapere che ancora alcuni artigiani in queste zone producono le loro terrecotte in questo modo ha del miracoloso, ed è una tradizione che va assolutamente conservata. Come ci hanno spiegato, il grosso della produzione di questi artigiani del cotto, come spesso accade va all’estero e l’acquisto in Italia è limitato. Si, perché noi in giardino, i vasi li prendiamo dalla Svezia (leggi Ikea, quindi Cina). Ma si sa, abbiamo sempre avuto una cultura esterofila.
Tornando al cotto, mi sono persa tra queste lavorazioni, desiderando di acquistare mille tegami, che poi non avrei potuto usare perché le piastre della mia cucina sono ad induzione (SIGH!).

Spostandoci a Greve, con una pioggia battente, troviamo riparo al museo del vino. Devo ammettere che per me non è stato particolarmente interessante, qui sono conservati una serie di utensili e macchinari legati al mondo del vino. Ad accezione di qualche vetrina che ha suscitato la mia attenzione non consiglierei la visita soprattutto a chi ha già visto produrre vino e ha presente le macchine che usavano i vostri nonni. Tuttavia ritengo che sia una bella trovata per una straniero che decide di trascorrere del tempo in questo incantevole luogo. Noi non quella pioggia abbiamo trovato un buon modo per passare un oretta.

Ci siamo diretti verso le Cantine di Greve in Chianti, qui abbiamo trovato uno spazio in cui è possibile dedicarsi all’assaggio dei numerosi Sangiovese toscani.
L’organizzazione di questa cantina mi è piaciuta molto. Si compra una tesserina e ci si dirige verso i banchi automatici per la mescita. Si sceglie il vino e il quantitativo di vino desiderato (piccolo, medio o grande) e si paga la cifra corrispondente sulla card. Con una card da 10 euro io ho fatto 5 assaggi, per farvi capire che in questo modo diventa abordabile anche un bicchiere di Tignanello.
Un altra cosa che devo aggiungere e che mi è piaciuta tantissimo è stato lo stand per la degustazione dell’olio. Gratuitamente è possibile fare tutti gli assaggi degli oli messi nel distributore. Tutti oli toscani da quelli di Felsina a Fontodi a Castello di Ama e via discorrendo.
Qui mi è venuta perciò da fare la considerazione che, non c’è nulla da fare la Toscana in fatto di comunicazione del vino e delle eccellenze del suo territorio è molto avanti. Non mi meraviglia quindi che l’unico IGP italiano per l’olio sia proprio il “Toscano”, non potendola chiamare dop sono ben riusciti a sfruttare il nome per una denominazione più ampia, ma più conosciuta in Italia e all’estero, per migliorare le loro vendite e il loro nome.
Anche nella cantina di Greve sono stati bravi a comunicare (oltre al vino) l’olio, dandogli finalmente una nobilitazione al pari del vino.

Ultima tappa, saccheggio della macelleria Falorni, dove tra finocchiona e salami di cinghiale, bè, abbiamo fatto scorta! Siamo sempre i soliti, mai che si riportasse un souvenir diverso da quello mangerecchio, ma che ci volete fare? I foodblogger son persone con qualche tarlo in testa! 🙂

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